La Sostenibilità energetica della Cannabis

Le capacità delle fibre di cannabis sia per la produzione che per lo stoccaggio di energia possono aiutare a garantire energia sostenibile, affidabile e verde per tutti, riducendo al contempo la dipendenza dalle risorse fossili. La coltivazione di cannabis indoor che utilizza luce artificiale, calore, ventilazione, sistemi di umidità, automazione e irrigazione sono il frutto di politiche proibitive: le normative legali dovrebbero cercare di incentivare metodi di coltivazione in serra o outdoor che hanno un impatto meno dannoso sull’ambiente e hanno un’ impronta ecologica.
Dovrebbe essere incoraggiato lo sviluppo del mercato di nano-lamine di carbonio per elettrodi ricavati dai rifiuti residui delle piante di cannabis, che superano in prestazioni i supercondensatori standard a base di grafene.
Gli incentivi a modelli di coltivazione sostenibili dovrebbero essere integrati nelle riforme politiche relative alla cannabis e includere strumenti come la standardizzazione, gli incentivi, la limitazione del tasso di coltivazione indoor autorizzato per azienda o l’applicazione di un modello fiscale per gli impianti di coltivazione di cannabis indoor. Vediamo, dunque, qual è la situazione attuale e come si può sfruttare la sostenibilità energetica della Cannabis.

Cannabis e SDG 7

I derivati ​​della Cannabis non correlati alla psicoattività sono degni di inclusione per raggiungere il SDG 7, poiché la pianta può fornire sia la produzione che lo stoccaggio di energia. Oltre a garantire energia sostenibile, affidabile e verde per tutti, le colture che producono e immagazzinano energia come la cannabis sono fondamentali per ridurre la dipendenza dalle risorse fossili, per mitigare il cambiamento climatico.

Produrre e immagazzinare energia a livello locale con la biomassa delle piante di cannabis

Un’elevata resa di biomassa unita a una materia prima a basso costo, la facilità di coltivazione e l’idoneità di aggiungere Cannabis nelle rotazioni colturali esistenti, caratterizzano la “canapa” come un’opzione rinnovabile per la produzione di biocarburanti. L’accesso all’energia è meglio assicurato se prodotto a livello nazionale o locale. Un maggior numero di forniture locali di centrali elettriche a biomassa da cannabis, utilizzando gli scarti delle colture, potrebbe contribuire in modo significativo all’universalità dell’accesso tutto l’anno e all’accessibilità dei prezzi.
Recenti ricerche hanno dimostrato che i rifiuti residui delle piante di Cannabis possono anche essere trasformati in nano-lamine di carbonio che hanno dimostrato una notevole efficienza nel produrre elettrodi, superando i normali supercondensatori a base di grafene.

Rendere le colture di Cannabis sostenibili e a risparmio energetico

La coltivazione illegale di cannabis ha creato il fenomeno della coltivazione indoor, utilizzando luce artificiale, calore, ventilazione, sistemi di umidità, automazione, irrigazione, ecc. Mentre questo metodo di coltivazione ha un impatto estremamente dannoso sull’ambiente, metodi regolari di coltivazione (in particolare outdoor e serre) hanno un’impronta di carbonio estremamente bassa.

A parte la produzione di medicinali standardizzati a base di Cannabis in cui un ambiente di coltivazione completamente controllato è un prerequisito, le normative legali sembrano portare una tendenza verso l’abbandono della coltivazione di Cannabis di tipo magazzino a favore delle serre. I coltivatori considerano le serre una soluzione economica (i costi di produzione sono ridotti del 30% rispetto alla coltivazione indoor) e le autorità pubbliche a volte incoraggiano i mercati legali emergenti della cannabis ad adottare modelli di produzione sostenibili per ridurre il consumo di energia e l’impronta di carbonio. Regolamentare le politiche sulla cannabis e promuovere la luce solare naturale come fonte di illuminazione primaria piuttosto che come fonte di energia elettrica è la chiave per razionalizzare il consumo di energia e gli sprechi.

La cannabis indoor un danno enorme

La coltivazione indoor in magazzino di Cannabis sativa L. inizialmente è apparsa come una strategia per i coltivatori per evitare l’abbattimento e l’eradicazione delle loro piantagioni. Oggi la coltivazione indoor è ampiamente diffusa, in particolare nei paesi sviluppati: nessun’altra coltura viene coltivata in modo così estensivo al riparo dalla luce del sole.

La coltivazione indoor di cannabis – che consiste essenzialmente nel creare un ambiente simile alle condizioni di crescita naturali per le piante, mantenendo livelli di illuminazione ad alta intensità e controllando altri parametri, come umidità, temperatura o pressione dell’aria – è eccezionalmente dannosa per l’ambiente e spreca energia. “La coltivazione indoor della cannabis utilizza la maggiore quantità di energia rispetto a qualsiasi altro metodo di produzione e crea la maggiore impronta di carbonio associata”. Stime fatte in California, Stati Uniti, indicano che la coltivazione indoor rappresenta circa il 3% del consumo di elettricità dello Stato, generando una media di 4 chilogrammi di CO2 per grammo di cannabis coltivata indoor.

Regolamentare per risparmiare energia

In Colorado, la regolamentazione legale dei processi produttivi ha portato ad un aumento della coltivazione di Cannabis all’aperto o in serra. In tutto il Paese, in tre anni, la coltivazione indoor è diminuita dall’80% al 65%, a vantaggio delle pratiche di coltivazione meno energivore (es. coltivazione outdoor e in serra). Le autorità locali hanno creato incentivi per le aziende di coltivazione di cannabis legali per adattare i loro metodi di produzione, compresi seminari sui metodi di coltivazione della luce solare naturale, pubblicazione di linee guida ed elementi di pratiche sane e sostenibili, ecc.
Tali incentivi per consentire modelli di coltivazione sostenibili dovrebbero essere integrati nelle riforme politiche relative alla cannabis per garantire l’efficienza e la sostenibilità delle colture, contribuendo al contempo al raggiungimento dell’obiettivo 7. Le politiche dovrebbero contemplare strumenti, come la standardizzazione, gli incentivi degli organismi professionali sul campo, la limitazione del tasso di coltivazione indoor autorizzato per azienda, o l’applicazione di un modello di carbon tax agli impianti di coltivazione indoor di cannabis.

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